Musica: MAURIZIO MINETTI Un’area circondata da una cornice di bosco è ciò che i visitatori del Peace Mountain Festival si trovano davanti scendendo dagli Shuttle Bus, o (pochi) dalle loro auto e dai loro motorini. È a dir poco un’atmosfera accogliente; c’è qualche band che prova gli accordi, alcuni addetti ai lavori che montano tavolate lunghe, si annusa odore di bastoncini profumati mischiato al dolciastro lezzo della marijuana. Si sentono tintinnare braccialetti, abbaiare cani e tra due tre botte di bongo si sentono anche schiamazzi di bambini. Perché l’open-air sul Friedlisberg nel canton Argovia è soprattutto luogo d’incontro per grandi e piccini. Altro fatto da costatare è la totale assenza di bande pubblicitarie. Il festival si finanzia da sette anni esclusivamente grazie a donazioni senza scopo promozionale. Ma sulla terra battuta ricoperta di fieno non manca il feeling da festival, anzi, sembra di entrare in una città indiana, dove tutti sanno che lingua si parla, tutti sanno come ci si comporta, e tutti sono i benvenuti. Questa città, dunque, ha anche la sua propria valuta. Per poter sorseggiare vino, birra, cocktails o analcolici bisogna “cambiare” i franchi svizzeri in cosiddetti “Piislis”; cartellini di plastica con numerazione da tagliare fuori ad ogni consumazione. In questo modo si evitano transazioni di bigliettoni e monetine, chi non si consuma tutta la scheda si può andare a riscattare il credito alla tenda-cambi. Al calar del sole il gruppo Illegal Prohibition comincia a sviluppare la sua performance di fronte ad un pubblico ancora incerto tra discreti movimenti di gambe e timidi cenni a ritmo di musica. All’intonare di “stir it up” di Bob Marley la moderata folla si cimenta anche in battimenti di mani. Intanto, dalla parte opposta della pedana principale una chitarra acustica partorisce un sound altrettanto leggero. Le pause degli Illegal Prohibition sulla prima pedana vengono quindi riempite da una batteria che si è sposata ormai alla chitarra. La festa comincia, ma c’è chi prima deve dare un’intervista. Fumo, Rapper del gruppo multietnico residente in Svizzera Tempo Al Tempo mi riceve dopo le dieci nel backstage. Manca un’ora all’inizio del loro concerto e si sente un’aria d’agitazione, ma anche molta tranquillità e rilassatezza. Domanda:
Ma quante interviste hai gia dato in vita tua? Sei cresciuto
musicalmente a Milano con il gruppo Piombo A Tempo, che n’è
stato del resto della crew? Vi sentite
ogni tanto? Perché
avete prodotto solo l’album “Cattivi Maestri”, che in
quegli anni pur non essendosi affermato commercialmente è stato
tra i favoriti della scena Rap? Che cosa
è cambiato dagli inizi degli anni ‘90 a adesso nel Rap in
Italia? Gli Articolo
31 e i Gemelli Diversi sono gli esponenti del Rap italiano forse più
conosciuti all’estero. Ma perché il Rap, diciamo così,
impegnato di Frankie Hi-NRG, 99Posse o Sangue Misto non vende dischi in
Svizzera, è intenzione dei musicisti di non affondare nel Mainstream? Molti
gruppi promettenti si sono sciolti, come appunto Piombo A Tempo, Assalti
Frontali, Sangue Misto.. lo stesso Frankie Hi-NRG non produce più
dischi da cinque anni. Secondo te hanno smesso o continuano a suonare
nei piccolo luoghi dove la vendita dei dischi non conta? Come mai
hai deciso di venire a Basilea? Secondo
te è il Rap in Svizzera prova a copiare certi atteggiamenti americani
o tedeschi o ha una caratteristica propria? A questo punto veniamo interrotti e Fumo viene pregato di farsi un’idea del palco. Il sottoscritto nel frattempo nota che un intervistato dall’altra parte del tavolo parla di dinosauri e cani giganteschi ma non capisce cosa voglia significare. Più tardi l’intervista a Fumo continua dietro l’impalcatura tra casse e lavoratori. Quali
musicisti italiani e non ti hanno influenzato di più? E Celentano
non ti va giù per niente? E dalla
parte della cultura e storia quali sono i tuoi ideali? Questo
festival è privo di sponsor, è quindi alquanto indipendente.
È solo una coincidenza oppure badate a suonare in certi posti? Chi scrive
i vostri testi? Voi suonate
con diversi gruppi di generi del tutto diversi. Auspicate un genere musicale
non definibile per non lasciarvi mettere in un cassetto? Quando
possiamo attenderci il prossimo disco dei Tempo Al Tempo? Si vive
di sola musica? Dopo questa citazione restano solo pochi minuti finché cominci il concerto. Il pubblico ormai e surriscaldato e si raccoglie davanti al palco, dove i Tempo Al Tempo suonano con gli Scrucialists, passando dal Reggae al Rap. Finiscono dopo circa un’ora a torso nudo sotto gli applausi della folla. Ma per i visitatori del festival non è ancora finita. Il gruppo teatrale ELXT90 esegue un pezzo di teatro che si collocherebbe tra Power Rangers e American Gladiators, usando dinosauri e cani giganteschi (ecco la soluzione del mistero), con effetti pirotecnici strabilianti. Ad ogni modo sembra che il pubblico seduto davanti alla scena preistorica si goda lo spettacolo, e alle 2.30 si chiude anche quest’ultimo sipario. Lasciando il festival con la luna calante al cielo, resta un sapore di malinconia. Molti giovani si sono accucciolati davanti al falò in mezzo a questa città che continua a pulsare a ritmo di drum’n’bass. Sono le 4.00 di mattina e salendo sull’ultimo Shuttle Bus ripenso alla frase di Duke Ellington. La musica del Peace Mountain Festival è definitivamente di sorta buona. Agosto 2003 |
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